La scissione

 
L’onda lunga del festival provocò ripercussioni positive e negative. Da una parte la stampa, che in precedenza aveva spesso snobbato i Decibel, ora si interessava a loro più che mai, e gente come Renzo Arbore recensiva entusiasticamente il lavoro del gruppo. D’altro canto la casa discografica fu inondata di lettere di adolescenti innamorate di questo o di quel componente, tanto che si dovette fondare un fan club per far fronte all’offensiva mediatica. Citando Ruggeri, dal libro “La vie en rouge” di Massimo Cotto: “Eravamo diventati famosi ma presso un tipo di pubblico che non ci interessava. Noi che sbavavamo per Lou Reed e i maledetti, Bowie e Brian Ferry…”.

A quei tempi Sanremo era ancora un tabù per chi si definiva un musicista impegnato e la partecipazione al festival equivalse per il popolo dei rockettari italiani a un imperdonabile tradimento.
Nacque la voce che Contessa fosse dedicata a Renato Zero: era solo una delle numerose trovate per far parlare la stampa, ma a fronte di qualche articolo in più il gruppo si alienò l’intero popolo dei “sorcini” che si facevano vivi regolarmente con minacce postali e telefoniche.
In primavera, esaurito lo slancio del 45 giri “Contessa” fu la volta dell’LP “Vivo da Re” e del conseguente tour promozionale presso le centinaia di radio libere e TV libere che si dividevano l’etere in quel periodo. Vennero poi le tradizionali manifestazioni estive come il Cantagiro e il Disco per l’estate.
I Decibel si ritrovarono così a calcare le stesse strade che negli anni sessanta erano state percorse da miti viventi come Gianni Morandi, i Rokes, Adriano Celentano. Quella fase terminò con una memorabile serata finale del Cantagiro 1980 nello Stadio di S. Siro, davanti a un pubblico di cinquantamila spettatori. Durante l’autunno il gruppo prese parte ad un tour allestito in grande stile (attrezzature dei Rockets, tecnici dei Pooh) ma che non ebbe il successo clamoroso che ci si aspettava. In un’ analisi a posteriori Ruggeri sostiene probabilmente a ragione che, dato il target adolescenziale, se i concerti si fossero svolti nel pomeriggio invece che alle dieci di sera il successo sarebbe stato trionfale.
Accadde infine che a seguito di liti interne tra i tre soci della Spaghetti Records, la casa discografica rimase nelle mani del solo Sandro Colombini, mentre Silvio Crippa e Shel Shapiro dovettero cercare altre strade. Dei tre soci Sandro Colombini era sicuramente il più affermato e potente, ma anche il meno coinvolto con i Decibel, e pertanto si pose per il gruppo la delicatissima questione di cosa fare: restare nella nuova Spaghetti Records con un produttore molto importante ma poco interessato al lavoro del gruppo o rompere il contratto (con gli inevitabili strascichi legali) e seguire in un futuro incerto chi aveva effettivamente creduto e contribuito all’ascesa della band? L’alchimia che lega i membri di un gruppo musicale è fatta di composti altamente instabili, che come insegna la storia del rock, finiscono molto frequentemente con l’esplodere. Enrico Ruggeri era l’immagine e sicuramente anche la locomotiva del gruppo, anche se il ruolo di Capeccia e di Muzio erano stati fondamentali per arrivare al successo. Tanto per intenderci Capeccia aveva contribuito in modo determinante allo stile e al nuovo sound della band e Muzio aveva scritto la musica di Contessa, il brano che aveva catapultato i Decibel in serie A. Davanti a una decisione così importante, mentre da un lato la stima e la voglia di seguire Crippa non erano mai state in discussione, dall’altro i Decibel, ad eccezione di Ruggeri, non trovarono in quel momento adeguate certezze per intraprendere questa nuova avventura, e decisero pertanto di non lasciare la vecchia casa discografica. A quel tempo purtroppo non si riuscirono a trovare altre vie di uscita all'infuori della scissione. La fase successiva di rancori e di strascichi legali è un ricordo spiacevole a cui nessuno ha più voglia di ripensare, tanto più ora che il rapporto di amicizia tra Ruggeri, Capeccia e Muzio è nuovamente saldo.


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